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L'ITALIA UNDER 23 GUARDA GIA' A PARIGI
di Gabriele Gentili
Proviamo ad andare un po’ più in là, oltre le stucchevoli discussioni se le Olimpiadi di Tokyo si terranno o meno quest’anno e guardiamo a quanto dovrà avvenire (perché dovrà…) fra tre anni, a Parigi, dove la mountain bike celebrerà la sua ottava apparizione nel massimo consesso mondiale. Con quali prospettive l’Italia sta lavorando in funzione di quell’evento, tenuto conto che il suo precedente deve ancora “andare in onda”? La risposta non può non passare attraverso un’analisi delle forze giovanili della nazionale, che nel complesso parlano di un Paese in buona salute, anche se privo del campione assoluto in grado di far sognare.

La mole di risultati ottenuti dice che nel settore femminile siamo messi meglio e questo è un cambio di tendenza rispetto al recente passato, se consideriamo che a Tokyo, a fronte di possibile contingente pieno per i maschietti avremo una sola rappresentante. A livello Under 23 abbiamo forze la seconda miglior nazionale al mondo, inferiore solamente al quasi sterminato bacino di talenti della Svizzera, tanto è vero che negli Europei dello scorso anno ben 3 azzurre hanno centrato la Top 10 e Marika Tovo (nella foto della homepage) aveva conquistato una splendida medaglia d’argento, sostituendosi di fatto alla sfortunata Martina Berta (già iridata junior) fermata ai piedi del podio da problemi meccanici. Con loro non va dimenticata Giorgia Marchet, unica azzurra a entrare fra le prime 10 sia agli Europei che ai Mondiali.

Di contro, la situazione fra le junior non è parimenti confortante, con la sola Nicole Pesse a un buon livello internazionale ma sicuramente molto lontana dai vertici. In campo maschile, c’è invece un maggiore livellamento fra le due categorie. I risultati migliori anche qui sono arrivati dagli Under 23, con 3 atleti nei primi 1 ai Mondiali e Simone Avondetto a un soffio dal podio, centrato invece da Juri Zanotti agli Europei. Con loro anche Filippo Fontana, talento assoluto capace di emergere anche nel ciclocross come avveniva in passato per i primi due azzurri olimpici, Luca Bramati e Daniele Pontoni. Fra gli junior invece c’è una buona base, con biker di qualità come Matteo Siffredi e Filippio Agostinacchio (anche loro in evidenza anche nell’attività invernale sui prati) anche se mancano risultati di punta.

Fin qui i talenti da seguire, ma sappiamo bene che un conto è emergere a livello giovanile, un altro prolungare l’onda positiva fra gli Elite: troppi talenti si sono persi, addirittura abbandonando l’attività (un nome per tutti: Greta Weithaler, due volte vincitrice in Coppa del Mondo), lo stesso Gerhard Kerschbaumer ci ha messo anni per ritrovare l’antico smalto. Il rischio potrebbe anche essere il passaggio alla strada, ma perché non pensare che le due cose possano coesistere? Campioni come Van Der Poel o la Ferrand Prevot l’hanno dimostrato…
Credito foto homepage: Federciclismo
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7