Una Vuelta un po’ fuori dagli schemi ha concluso una stagione ciclistica completamente atipica, concentrata in soli tre mesi. La corsa a tappe spagnola è stata decisamente diversa dagli altri grandi Giri, sin dalla sua costruzione, con due settimane iniziali scoppiettanti grazie a un percorso che riservava sorprese quasi a ogni tappa e a un’ultima settimana un po’ troppo sonnolenta, priva di molte occasioni per rivoluzionare la classifica, concentrando le emozioni nella penultima tappa, quella dei grandi rimpianti.
Rimpianti che si annidano nell’animo di Richard Carapaz, l’ecuadoriano della Movistar che si può davvero mangiare le mani: dopo che era riuscito a limitare i danni di fronte a un Primoz Roglic (sul podio al centro nella foto della homepage e sotto in azione nella crono decisiva) scatenato e ancora col dente avvelenato per l’infausto esito del Tour de France, il sudamericano ha atteso troppo prima di attaccarlo nella salita conclusiva. Il suo scatto a 3 km dal traguardo ha mandato in crisi lo sloveno, che ha trovato lungo la strada prima il commovente sacrificio dell’americano Kuss, risalito nel suo gruppetto per regalargli le ultime energie nell’inseguimento, poi la clamorosa e inspiegabile collaborazione della Movistar (forse a Mas e Soler è arrivato l’ordine di aiutarlo per impedire la vittoria a colui che aveva lasciato la squadra a inizio stagione). Roglic, in evidente crisi, ha visto profilarsi un’altra clamorosa beffa, evitata per appena 24”, ma certamente se Carapaz avesse attaccato prima, le cose potevano andare diversamente.
Roglic festeggia quindi il suo bis e il quarto podio consecutivo in una grande corsa a tappe: in questo momento è probabilmente il miglior interprete di questo tipo di corse e anche colui che meglio riesce a coniugare la sua abilità nei grandi Giri a quella di protagonista delle classiche, resta però la sensazione che le sue doti di resistenza siano peggiorate. Colpa dell’atipicità della stagione? Lo sapremo il prossimo anno, se sarà un po’ più normale nel suo sviluppo.
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