La stagione professionistica è terminata da meno di un mese, ma già tutti sono proiettati verso il 2021, in primis l’Uci che ha già diffuso il calendario. Un programma di gare che va da fine gennaio fino a metà ottobre per il World Tour e le gare del circuito Pro, ossia i due massimi livelli organizzativi, ma che va preso con le molle. Siamo ancora nel pieno della pandemia, quella stessa che aveva spazzato via ogni gara nell’anno in corso all’indomani della Parigi-Nizza, dando a tutti appuntamento per agosto. La speranza è che, sulla base delle esperienze maturate negli ultimi mesi, si riesca a realizzare almeno buona parte degli eventi previsti, soprattutto i suoi cardini, costituiti dai grandi Giri e dalle Classiche Monumento, ma è chiaro che la situazione andrà monitorata costantemente e che cambiamenti sono proprio dietro l’angolo.
La pandemia ha già per molti versi influito sulla stagione, privandola della sua primissima parte australe, dove con la difficile situazione legata alla quarantena preventiva, gli organizzatori di Santos Tour e Cadel Evans Road Race non se la sono sentita di mettersi all’opera, rinviando tutto al 2022 confidando nella diffusione a quel punto quasi planetaria del vaccino. Per il resto il World Tour non presenta novità, prendendo il via a fine febbraio dagli Emirati Arabi, in compenso l’assenza delle gare australi potrebbe fare la fortuna delle prove sudamericane, dove presumibilmente molti big faranno il loro esordio per mettere km nelle gambe a ritmo gara.
Un grande influsso sulla stagione l’avrà sicuramente la presenza delle Olimpiadi a fine luglio, un evento che detterà i programmi di avvicinamento di tutti i grandi: molti preferiranno puntare al Giro d’Italia, altri non rinunceranno al Tour de France anche se i tempi per trasferirsi a Tokyo saranno strettissimi, appena 6 giorni tra la fine del Tour e la gara in linea. Certamente le scelte effettuate dai big diranno già molto sulla gara giapponese, influenzando anche le scelte dei vari CT.
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