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REPORT DI AGOSTO
di CicloZeman
CLASSICHE PRO
Diciamolo subito: la straordinarietà del calendario ciclistico dettato dalla pandemia ha dato alle varie prove un gusto unico, diverso dal solito: quello dell’incertezza. Si è capito subito, con una differenziazione ancor più marcata fra le classiche e le prove a tappe: queste, intendendo quelle brevi, sono state subito interpretate come tappe di avvicinamento ai grandi Giri lanciando segnali sempre importanti, le prove d’un giorno sono diventate ancor più appassionanti del loro originale, perché la differente stagione rispetto alla loro abituale disputa ha ribaltato tutte le gerarchie.
EVENEPOEL, SUBITO UN CHIARO MESSAGGIO
Le primissime prove in più giorni hanno subito regalato emozioni, soprattutto la Vuelta a Burgos, dove il “giovane cannibale” Remco Evenepoel ha ripreso esattamente dove si era fermato prima della pandemia, allungando la sua serie di vittorie e mandando un chiaro segnale per il prossimo Giro d’Italia. Al belga della Deceuninck-Quickstep è stata sufficiente la vittoria nella terza tappa, dove ha impressionato tutti con un’accelerata in saluta che ha lasciato sul posto gli avversari, compreso quel Mikel Landa (Bahrain McLaren) da molti considerato il miglior scalatore attuale. In pochissimo spazio Evenepoel gli ha affibbiato oltre mezzo minuto, mettendo in ghiaccio la vittoria finale badando solo a controllare nell’ultima tappa, quella più dura. In classifica Evenepoel ha chiuso con 30” su Landa e 1’12” sul compagno di squadra portoghese Joao Almeida: nelle piccole corse a tappe è già quasi imbattibile, bisognerà ora vedere se saprà tenere le tre settimane, di testa più che di condizione fisica.
 
La riprova si è avuta dopo neanche una settimana, al Giro di Polonia targato World Tour e passato tristemente alla storia per il terribile incidente occorso al velocista olandese Fabio Jakobsen, scaraventato oltre le transenne dalla spericolata condotta del connazionale Dylan Groenewegen e rimasto per giorni fra la vita e la morte. Agonisticamente, la gara (conclusasi con la bella volata vincente di Davide Ballerini della Deceuninck QuickStep) è vissuta tutta sulle due più dure tappe: nella prima Evenepoel è rimasto alla finestra mentre l’ecuadoriano Richard Carapaz (Team Ineos) coglieva il suo primo successo dopo la sbornia rosa dello scorso anno. Nella frazione più dura però il giovane belga dava uno schiaffo morale a tutti i rivali del prossimo Giro presenti in Polonia: fuga solitaria a 50 km dalla fine, con tre colli da scalare e vantaggio andato sempre a crescere a dispetto del lavoro coalizzato degli avversari, fino a 2 minuti di vantaggio. Se non è un segnale questo…
LO SPETTACOLO DELLA STRADE BIANCHE
Il 1 agosto il ciclismo ha ripreso il suo cammino anche in Italia e lo ha fatto con una bellissima edizione della Strade Bianche, che ha riaperto il World Tour. Una gara condizionata dal gran caldo, dalla polvere degli sterrati, ma soprattutto dalla grande battaglia fra tutti i protagonisti, dimostrando una volta di più che la gara toscana è davvero una delle più appassionanti di tutto il panorama internazionale. Via via molti protagonisti sono saltati per aria, da Van Der Poel al campione uscente Alaphilippe. Le particolari caratteristiche della corsa hanno esaltato la duttilità del belga Wout Van Aert, uscito da dominatore dalla corsa dimostrando che il grave infortunio del 2019 è ormai dimenticato. La sua abilità nel ciclocross è stata decisiva sui tratti sterrati, dove ha fatto la differenza andando così a vincere tutto solo, ma dietro il belga della Jumbo Visma gli azzurri hanno fatto un figurone, con Davide Formolo (UAE Team Emirates) secondo a 30” davanti al campione tedesco Maximilian Schachmann (Bora Hansgrohe). E’ ormai evidente che il campione d’Italia è fatto per le classiche e non per i grandi Giri: acquisendo consapevolezza di ciò potrà togliersi ampie soddisfazioni e potrebbe anche essere una carta a sorpresa per la spedizione olimpica del 2021. Bravissimo anche Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) quarto a 1’31” al quale è solo mancata un po’ di condizione per giocarsi la vittoria.
DOVE ARRIVERA’ VAN AERT?
Una settimana dopo, nell’inconsueta Milano-Sanremo sia per collocazione temporale che per percorso rivisto a causa del veto al passaggio dei sindaci savonesi, Van Aert ha compiuto un vero capolavoro. Gara come sempre vissuta sui 15 km finali, con il Poggio a fare da trampolino di lancio ma con tanti favoriti già fuori gioco per il gran caldo. Nibali ha provato l’azione, venendo saltato da Alaphilippe sul quale però rinveniva con calma Van Aert, bravissimo a controllare la situazione pur essendo rimasto senza compagni. I due hanno collaborato per giocarsi la vittoria in volata, Van Aert era davanti e tutti lo davano per spacciato, ma il francese, che sembrava più veloce, non è riuscito a saltarlo, incassando una sconfitta pesante soprattutto nel morale. Terzo l’australiano Matthews (Sunweb) a 2”, buon quinto Nizzolo.
IL WEEKEND CHE CAMBIO’ TUTTO
Siamo così al weekend di Ferragosto che in una sequenza clamorosa ha ribaltato tutte le finte certezze acquisite fino a quel momento. Scenario: Giro di Lombardia, discesa dal Muro di Sormano. E’ battaglia aperta tra i pochissimi superstiti di un viaggio percorso nel sole cocente. Evenepoel, il grande favorito, ha messo alla frusta la sua squadra fino a schiantarla e rimanere senza compagni. Astana e Trek Segafredo hanno invece le batterie piene e Nibali, che quelle strade le conosce bene, si scatena in discesa. Il campioncino belga è preso un po’ alla sprovvista, ma in discesa mostra tutte le sue lacune tecniche derivanti da una troppo recente passione per le due ruote, rimane indietro, a una curva presa troppo larga la bici s’impunta contro un muretto, Remco si ribalta e viene proiettato oltre un ponticello, in un burrone… Per lunghi minuti si teme il peggio, non si trova neanche più, in un bar la fidanzata ha un malore. Pian piano arrivano i soccorsi, servono addirittura gli alpini per recuperarlo. Il bollettino medico parla di frattura del bacino e colpo a un polmone: addio Giro d’Italia, addio resto della stagione, se ne riparlerà il prossimo anno con tante incognite, ma chi ha visto l’incidente parla di un miracolo che ha preservato la vita e la mobilità di un ragazzo.
 
Il Lombardia si trasforma in una sfida a squadre e l’Astana muove meglio le sue carte, anche perché col passare dei km i Trek mostrano di non avere ancora una forma smagliante. Il danese Jacob Fuglsang gioca al gatto col topo contro il neozelandese George Bennett (Team Jumbo Visma) vincitore tre giorni prima del Piemonte, staccandolo sul San Fermo dopo aver “finto” di essere al gancio. Terzo è il suo compagno di colori, il promettentissimo russo Vlasov, poi arrivano i Trek Mollema, Ciccone e Nibali e il tedesco Schachmann con la clavicola fratturata, frutto di un incidente con l’auto di una signora che ignara della corsa si è introdotta sul percorso e gli ha tagliato la strada in curva. Un Lombardia organizzativamente da dimenticare, gestito stranamente molto peggio che nelle giornate autunnali di tregenda.
 
I futuri protagonisti del Tour de France sono intanto impegnati all’”aperitivo”, ossia il Giro del Delfinato dove la Jumbo-Visma domina la scena in maniera talmente netta da suscitare anche cattivi pensieri. Al sabato però, quando ormai lo sloveno Roglic sembra avviato alla vittoria e a un ruolo di capitano unico per la Grande Boucle, una caduta rovinosa rimette tutto in discussione. Il vincitore dell’ultima Vuelta arriva al traguardo con i migliori, ma alla vigilia dell’ultima tappa rinuncia a partire, per non rischiare di peggiorare la situazione, destando però preoccupazioni sull’entità dei danni fisici. Il Giro va così al giovane Daniel Felipe Martinez Poveda (EF Cycling) con 29” sul francese Thibaut Pinot (Groupama FDJ) e 46” sull’altro transalpino Guillaume Martin (Cofidis), ma il Delfinato lascia tanti dubbi ai favoriti del Tour, con Jumbo-Visma, Ineos e anche outsider come Pogacar e Quintana che hanno ben poco da sorridere.

Credito foto: D’Alberto/La Presse e credito Vitesse

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