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GLI SCONQUASSI DEL CORONAVIRUS
di CicloZeman
Una settimana difficile e che fa presagire tempi ancor più duri: la piaga del coronavirus ha pesantemente investito anche il mondo del ciclismo professionistico e i suoi effetti già devastanti mettono in serio dubbio la prosecuzione della stagione. La vicenda che ha coinvolto la carovana dell’UAE Tour ha del surreale, con la corsa stoppata a due tappe dalla fine e tutti i componenti tenuti in hotel dopo che due italiani, non corridori, erano stati trovati positivi al test. Le restrizioni imposte in molte regioni italiane mettono peraltro a serio rischio l’effettuazione della Tirreno-Adriatico e soprattutto della Classicissima Milano-Sanremo, l’appuntamento più atteso della primavera. Staremo a vedere come si evolverà la situazione, che difficilmente comunque si risolverà a breve.

La corsa araba, tappa del World Tour, aveva comunque avuto tempo per dare qualche segnale importante, a cominciare dalla leadership, trasformatasi in vittoria finale, di Adam Yates (nella foto della homepage), il britannico della Mitchelton Scott autore di una pregevole azione solitaria nella terza tappa che gli ha permesso di “concludere” con 1’01” sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che dopo aver anche lui vinto una frazione stava preparando l’offensiva finale, terzo il kazako Aleksey Lutsenko (Astana) a 1’34”. La corsa ha già dato segnali importanti sulle forze in campo nelle corse a tappe: Yates torna prepotentemente sulla ribalta dopo un 2019 fallimentare, Pogacar non fallisce un colpo dimostrandosi sempre più sulla scia del suo connazionale Roglic. Buona nel complesso la prova degli italiani con Davide Formolo ottavo a 2’39” e Diego Ulissi (entrambi compagni di squadra di Pogacar e quindi al suo servizio) nono a 2’47”.

Un altro segnale importante arrivato dal fine settimana è stata la prestazione di Vincenzo Nibali alla Royal Bernard Drome Classic in Francia: alla sua terza uscita stagionale lo Squalo ha dimostrato di essere già sulla via della miglior condizione dando vita all’azione decisiva, con altri due mezzi grossi come il campione francese Warren Barguil (Arkea Samsic) e l’australiano Simon Clarke (EF Education First) che nella volata conclusiva aveva facile gioco degli avversari. Nibali ha chiuso terzo ma evidentemente soddisfatto, visto che i suoi obiettivi sono ancora lontani nel tempo.

Oltre all’UAE Tour, la settimana offriva anche un altro evento del World Tour, la prima classica europea, l’Omloop Het Nieuwsblad dove si è avuta la netta sensazione dell’occasione persa per Matteo Trentin, che si era ritrovato nella fuga rivelatasi decisiva a ben 70 km dal traguardo. In 7 gli attaccanti, ma quando sul durissimo Muro di Grammont i belgi Jasper Stuyven (Trek) e Yves Lampaert (Deceuninck Quick Step) hanno forzato, il vicecampione del mondo non ha avuto le gambe per rispondere, a differenza del danese Soren Kragh Andersen (Team Sunweb) che successivamente rientrava sui due. Trentin è rimasto da solo all’inseguimento, senza riuscire a colmare il gap. Lo sforzo costava al danese il cedimento a 2 km dalla conclusione, nel testa a testa finale prevaleva Stuyven, nome da tenere d’occhio nella Campagna del Nord. Per Trentin quarto posto a 39”, ma anche lui è sulla strada giusta per le grandi classiche.

La settimana ha offerto al ciclismo italiano molti piazzamenti, ma è mancata la zampata vincente. Bravo Giacomo Nizzolo, secondo nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, beffato dal danese Kasper Asgreen (Deceuninck Quick Step) che ha saputo anticipare di 3” la volata del gruppo. Buoni anche i piazzamenti di Danilo Celano (Sapura) al primo GP Velo Alanya in Turchia, quinto a 18” dal vincitore kazako Daniel Pronskyi (Vino Astana), di Lorenzo Rota (Vini Zabù), sesto a 5’07” dal dominatore francese Remi Cavagna (Deceuninck Quick Step) alla Faun-Ardeche Classic in Francia e di Simone Ravanelli (Androni Giocattoli Sidermec), che nel Giro di Ruanda a tappe, caratterizzato dalle 4 vittorie parziali del suo compagno di colori colombiano Jhonatan Restrepo Valencia, ha chiuso 5° a 2’03” dal vincitore, l’eritreo Natnael Tesfarion, ulteriore testimonianza di come l’Africa stia emergendo anche sulle due ruote.

Credito foto homepage: cyclingnews.com

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