Tanta nostalgia ai Campionati Italiani di cross country, magicamente recuperati in questa stagione così difficile: la cancellazione della rassegna tricolore prevista in Trentino ha riportato la mountain bike al Ciocco, in quel territorio che aveva tenuto a battesimo nei lontani anni Ottanta la rassegna iridata, un mondiale che chi c’era ricorda ancora come uno dei momenti fondamentali nell’affermazione planetaria di questa disciplina sportiva. Decenni dopo, quel che non è cambiato rispetto ad allora è la passione e l’entusiasmo, oltre alla bellezza di un tracciato confermatosi molto tecnico e ricco di insidie, mai scontato, reso ancora più difficile dal caldo ancora fortemente estivo e dalla polvere.
La gara più attesa era naturalmente quella Elite maschile nella quale tutti si attendevano il poker di Gerhard Kerschbaumer (Torpado Ursus), ma l’altoatesino, apparso in crescita di condizione ma ancora non al top, nulla ha potuto contro un Luca Braidot scatenato, (nella foto della homepage con la Lechner e sotto in azione), tornato a vestire il tricolore dopo 6 anni. Guardando la gara, la sensazione però è stata incoraggiante per entrambi, soprattutto in proiezione di quei pochi appuntamenti internazionali rimasti in calendario. Braidot ha fatto la differenza già al secondo giro, finendo con 1’14” sul rivale, terzo gradino del podio per un rimontante Fabian Rabensteiner (Trek Pirelli) sempre più a suo agio nelle vesti di crossista, a 1’59” profittando anche di una caduta occorsa a Mirko Tabacchi (KTM Protek Dama), staccato di 2’20”.
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