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IN AUSTRALIA VIVIANI CONVINCE, ULISSI MENO
di CicloZeman
Neanche il tempo di chiudere il ciclomercato e mettere nelle gambe i primi km di allenamento che il World Tour inizia già il suo lungo cammino, con il Santos Tour Down Under in Australia. Chiaramente la maggior parte delle squadre ha interpretato la breve corsa a tappe come un proficuo allenamento, ma la prova articolata su 6 giorni di gara ha già dato alcuni riferimenti interessanti. La corsa ha visto la conferma, per molti inaspettata, del sudafricano Daryl Impey (all'arrivo sotto nella foto) 35enne atleta della Mitchelton Scott che da sempre è uno dei primi a entrare in forma. Sempre a suo agio nel format australiano, Impey ha contenuto nella tappa finale il ritorno del campione di casa Richie Porte, che teneva a bagnare il suo esordio nelle file della Trek Segafredo con un successo pieno, ma che si è dovuto accontentare della vittoria nella tappa finale a Willunga Hill, praticamente la collina dei suoi abituali allenamenti. Porte si conferma comunque adattissimo a questo genere di corse a tappe, nelle quali basta una tenuta di una settimana, quando si allungano i giorni di gara emergono i problemi.
Porte a chiuso a 13”, terzo l’olandese Wout Poels (Team Sky) a 17”, un ottimo esordio per un uomo che d’estate sarà chiamato a lavorare duro per i suoi capitani, quarto lo spagnolo Luis Leon Sanchez (Astana) che molti pronosticavano vincitore soprattutto a metà della corsa, quando la classifica era ancora cortissima come d’altronde è rimasta, essendo la gara priva di cronometro individuali e di grandi asperità. Da notare come i primi 4 della classifica siano tutti ampiamente oltre i 30 anni a dimostrazione di un progressivo avanzamento d’età del ciclismo di vertice. Scorrendo la classifica spiccano il 7° posto del vicecampione del mondo canadese Michael Woods, già proiettato verso le Classiche del Nord e la vittoria di tappa di Peter Sagan, lo slovacco che in vista del grande obiettivo della Milano-Sanremo ha già messo in mostra una buona condizione di forma.

In chiave italiana, per Elia Viviani vale lo stesso discorso fatto per Sagan. Il successo nella prima tappa è una grande iniezione di fiducia in un cammino che, verso la Sanremo, sarà un po’ diverso da quello dello slovacco essendo Viviani (DeCeuninck QuickStep) impegnato anche su pista e proiettato innanzitutto verso i Mondiali polacchi di fine febbraio. Il campione tricolore ha comunque mostrato di saper già gestire la squadra al meglio nelle volate e questo nello sviluppo della sua stagione conta molto. Una pagella nel complesso positiva la merita anche Diego Ulissi (Uae Team Emirates) nono in classifica a 40” e sempre nei primi 40, in ogni tappa della corsa australiana. La gamba è parsa buona, anche se resta sempre quel sospetto di mancanza di iniziativa che potrebbe permettergli di mettere in bacheca molti più successi, una corsa come il Tour Down Under è pienamente attinente alle sue caratteristiche e il corridore di Cecina non ha nulla di meno in quanto a talento rispetto al vincitore Impey (e forse neanche a Porte…). Buona anche la prestazione di Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida) sempre nel vivo dell’azione in un cammino che deve portarlo al meglio per il Giro d’Italia.
Credito foto: tourdownunder.com.au
Credito foto homepage: Xxxxx
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