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POLI E LA RIVINCITA DI NEW YORK
di Gabriele Gentili
Ci sono atleti la cui carriera passa tutta per una gara, altri che vedono la propria carriera “coperta” da una sola gara, quando invece di cose importanti ne hanno fatte, e molte. Gianni Poli è uno di questi: la vittoria a New York 1986, nella corsa che anche grazie a lui venne considerata “the Italian’s Marathon” è l’evento centrale di una storia atletica che però è vissuta attraverso molte pagine importanti. Poli è stato per un decennio un vero emblema del maratoneta italiano, con un’eleganza di corsa (che ben si sposava con il suo carattere educato e risoluto) che veniva presa ad esempio. Erano gli anni Ottanta, quelli delle varie scuole italiane di maratona, quando proprio il continuo confronto fra atleti ma prima ancora fra tecnici aveva portato il settore in cima al mondo.
 
Poli può essere considerato il capostipite, innanzitutto perché la sua carriera prese subito una forte impronta dedicata ai 42,195 km, poi perché non ebbe mai il timore di mettersi alla prova nelle grandi maratone straniere, inizialmente investendoci di tasca sua, ma traendone grandi esperienze. Fu il primo ad esempio a capire che a Chicago si correva davvero forte perché c’era un percorso ideale e si schierò al via ottenendo un risultato storico, 2h09’57”, primo italiano a scendere sotto le 2h10’, ottenendo il suo quarto record italiano di fila dopo quelli stabiliti a Fukuoka, Helsinki e Milano.

La forte concorrenza interna fece sì che di Poli si iniziò a parlare come di un eterno piazzato: lui otteneva i tempi ma le vittorie andavano a Pizzolato due volte vincitore a New York o a Bordin che a Stoccarda, nel 1986, aveva conquistato non senza sorpresa il titolo europeo proprio davanti al ferrarese. In quella gara c’era anche Poli e alla vigilia molti pensavano che fosse proprio lui la punta di diamante del terzetto azzurro, solo che un’influenza nel momento topico della preparazione aveva intaccato il suo serbatoio di energie riducendolo al minimo. In quella magica giornata tedesca non riuscì neanche a entrare nei primi 10, una delusione difficile da smaltire.

Poli non accampò scuse, anche se vedere i giornalisti che si affannavano intorno a Bordin e Pizzolato (espressioni di due scuole rivali) dimenticandosi quasi della sua presenza era difficile da digerire. Ma quella delusione poteva anche avere qualcosa di positivo e così fu: Poli, che come pochi altri sapeva interpretare la preparazione di una maratona e le sensazioni di un corridore, aveva capito che tutto il lavoro fatto in precedenza poteva ancora essere sfruttato, programmando una buona maratona autunnale. Invece di Chicago che era diventata quasi casa sua, pensò di andare a sfidare Pizzolato sul suo terreno: New York, dove tutti attendevano la terza sinfonia del ferrarese.

A New York si presentarono al via molti dei big del tempo ma tutti guardavano a due fari della corsa: Pizzolato appunto per la sua capacità di interpretare le insidie del tracciato e l’australiano Robert De Castella, il primatista mondiale, campione del mondo tre anni prima e specializzato nelle classiche. In gara invece Poli aveva un ingrediente speciale che era la voglia di rivincita, il riscatto dalla delusione tedesca. Così il lombardo iniziò la sua progressione alla quale neanche l’oceanico riuscì a tenere: tutti si attendevano un suo cedimento, invece Poli tenne chiudendo con 37” su De Castella e 1’07” su Pizzolato, ma il dato che fece impressione è che nei primi 10 gli italiani furono ben 4, con Bettiol sesto e un altro bresciano, Osvaldo Faustini ottavo. Quello fu uno dei momenti più alti della maratona italiana nei gloriosi anni Ottanta.

Poli non ha chiuso lì, anzi: il suo carniere di risultati si è ulteriormente arricchito e quattro anni dopo a Spalato ha chiuso anche la parentesi europea cogliendo l’argento nella rassegna continentale, poi è rimasto sempre nell’ambiente, curando direttamente l’organizzazione di una grande competizione come la Cortina-Dobbiaco Run e andando più volte a New York per accompagnare centinaia di amatori, che ogni volta gli hanno chiesto di rivivere quella straordinaria giornata.
Credito foto: archivio_Worldathletics
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7