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L'ANNATA POSITIVA DELLA PISTA ITALIANA
di Gabriele Gentili
Il Golden Gala ha praticamente chiuso la breve stagione della pista, almeno per i nostri colori. Una stagione privata di ogni stimolo agonistico, se non quello derivante dai confronti con tempi e misure e dai meeting, unica occasione per sfidarsi. Una stagione diventata preolimpica suo malgrado e proprio in quest’ottica va vista, vanno interpretate le prestazioni di tutti i suoi atleti: diciamolo subito, potendoci basare solo sui numeri l’atletica azzurra ha fatto dei passi avanti, rispetto a qualche mese fa il futuro è un po’ meno fosco. E’ però esagerata l’enfasi con la quale i vertici della Federazione e conseguentemente molti addetti ai lavori hanno definito “straordinario” il 2020 dell’atletica italiana, perché rispetto ai vertici mondiali siamo ancora lontani. Il fratto è che partivamo talmente indietro, dopo anni e anni di crisi profondissima e non curata, che i buoni risultati di quest’anno ci hanno portato a recuperare qualche posizione, a puntare su qualche atleta in più, ma da questo a poter sognare sfracelli a Tokyo ce ne corre…

Due sono i personaggi che alla resa dei conti si sono elevati sul resto del gruppo. Il primo è Yeman Crippa, divenuto l’autentico dominatore del mezzofondo. Al già suo primato dei 10000 metri ha unito quelli dei 5000 e 3000, ma soprattutto ha sfiorato quello sul miglio e si è sensibilmente migliorato sui 1500. Il trentino ha quindi sfruttato al meglio la stagione per migliorare la sua velocità di base, fondamentale per ambire a qualcosa d’importante sui 10000 metri che sono ancora la sua naturale gara. La sensazione è che Crippa, fortemente criticato durante il lockdown per la sua ferma determinazione ad allenarsi anche quando i runner erano visti col fumo agli occhi, stia crescendo anno dopo anno. E’ vero, anche le gare del 2020 hanno confermato che l’elite mondiale è ancora lontana e Yeman lo sa bene, ma passo dopo passo la distanza diminuisce e probabilmente si azzererà del tutto se e quando deciderà di fare il grande salto verso la maratona (per ora ancora prematuro) sfruttando così al meglio una velocità di base che mai alcun italiano ha avuto: se a questa si uniranno adeguate doti di resistenza, fisica e soprattutto mentale, avremo forse un maratoneta da sub 2h05’.

Il secondo personaggio è Leonardo Fabbri, cresciuto a dismisura nel getto del peso fino a sfiorare i 22 metri che rappresentano l’eccellenza assoluta. Il toscano ha mostrato non solo una clamorosa crescita, ma anche una grande costanza sopra i 21 metri, quasi la regola in ogni gara (non al Golden Gala, ma lì l’azzurro è apparso scarico dopo molti impegni ravvicinati). Significa che la base c’è e che con un anno ulteriore e, si spera, un ulteriore progresso potrà togliersi davvero grandi soddisfazioni in una specialità che sembra schiacciata dall’americano Brian Crouser, lui sì con costanza ben oltre i 22 metri e maturo per il record mondiale. Dietro c’è spazio e tirando fuori la grande prestazione quando davvero conta, anche Fabbri può aspirare a un risultato clamoroso a Tokyo.

Ecco, la grande prestazione quando davvero conta. E’ questo punto sul quale sarebbe bene che i vertici tecnici della Federazione ragionassero, magari anche con un aiuto di psicologi di vaglia, per permettere agli atleti di capitalizzare il tanto lavoro nell’occasione fondamentale. Il Golden Gala (che in assenza di prove titolate è diventato l’appuntamento clou della stagione) ha visto i vari Tortu e Jacobs, Tamberi e Bogliolo tanto per fare alcuni nomi ottenere sì buone prestazioni, ma in linea con quanto avevano già fatto vedere, sicuramente non risultati sufficienti per ambire a qualcosa di davvero prestigioso. Nelle grandi manifestazioni emerge solo chi sa andare oltre i propri limiti: in questo senso un segnale positivo è arrivato dal giovanissimo Edoardo Scotti (nella foto della homepage), che con 45”21 si è aggiudicato i 400 del Golden Gala riportando un italiano in cima al meeting della Diamond League dopo ben 11 anni. Scotti è uno dei migliori prospetti azzurri, i cui limiti sono davvero inesplorati, anche se probabilmente per lui l’appuntamento olimpico dove giocarsi tutto sarà Parigi 2024.
Credito foto: Giancarlo_Colombo/FIdal
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7