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...MA CON QUALE PROTOCOLLO?
di Gabriele Gentili
Quando si potrà tornare a correre, a riempire le strade di runner in maglietta e calzoncini? Con tutta probabilità bisognerà attendere la diffusione di un valido vaccino contro il Covid-19, ma questo allunga i tempi in maniera notevole, forse anche oltre il 2021. Invece c’è una gran voglia di tornare a gareggiare, molti organizzatori delle prove primaverili non si sono arresi e aspettano settembre, mese che, al di là delle speranze di chi ha puntato sulla piena estate, è più plausibile per provare a ripartire sperando anche che il caldo dia al virus una forte ridimensionata.
 
Gareggiare, sì ma come? Una domanda alla quale è difficile trovare una risposta univoca e sinceramente l’evoluzione della vicenda ha visto i protagonisti chiamati in causa mostrare molte lacune. La parte politica, dal Governo alle Regioni, ha chiesto attraverso il Coni un prontuario, alla Fidal come a tutte le federazioni sportive, sulla base di indicazioni sanitarie arrivare dal gruppo di esperti che mostravano ben poca dimestichezza con le esigenze di chi corre. La Fidal ha dato alcune disposizioni al riguardo, affermando che sono state condivise in fase di stesura con i rappresentanti degli organizzatori, ma questi si sono ufficialmente dissociati sostenendo di essere stati chiamati in causa solo a cose fatte. Da loro altresì non è arrivata di rimando alcuna proposta. Insomma, un guazzabuglio che non ha fatto altro che allungare i tempi e gettare il movimento nello sconforto: a dispetto dell’impegno di molti organizzatori, pronti anche a sostenere spese ingenti per permettere di andare in scena anche in questo 2020. Da parte dei runner c’è una chiara sfiducia e l’intenzione di rimandare il ritorno alle gare a un domani quanto mai nebuloso.
 
Che cosa sostiene la Fidal nelle sue note attuative? Alla base, come in ogni attività contemporanea, c’è il distanziamento sociale e già questo contrasta apertamente con l’essenza stessa delle corse. Per attuarlo si pensa a un controllo degli accessi all’area di gara previa sanificazione dei partecipanti; eliminazione di servizi come iscrizione e consegna dei pettorali (tutto effettuato on line), deposito borse, spogliatoi e docce; ristori in gara consistenti sono in bottigliette di plastica e merendine sigillate; ristoro finale “a sacco” da consumare lontano dalla postazione; premiazione dei soli vincitori assoluti con invio a casa di tutti gli altri premi. Per quanto riguarda le modalità di gara, si pensa a prove a cronometro sull’esempio ciclistico con divieto assoluto di prendere la scia oppure a gare con partenze suddivise in griglie plurime. Il tutto attuabile per gare con numeri limitati di partecipazioni, quindi certamente non per quelle maratone e mezze abituate a migliaia di partecipanti…
 
Modalità di gara che, è facile presumere, comporteranno un aggravio dei costi per gli organizzatori e minori introiti: sarà pronta la Fidal a sostenere, non solo economicamente, chi proverà a giocarsi questa scommessa? I segnali in tal senso non sono molto incoraggianti, soprattutto perché a chi organizza in queste modalità serve un forte supporto anche nella ricerca di sponsor, particolare che potrebbe essere il vero tallone d’Achille della ripartenza, essendo nel cuore di una crisi economica senza precedenti.

Credito foto: Fidal

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