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A TU PER TU CON ELENA VALLORTIGARA
di Gabriele Gentili
A tu per tu con Elena Vallortigara
Come tutti, anche la stella del salto in alto Elena Vallortigara ha visto la sua vita sportiva fermarsi all’improvviso, per un periodo lungo, privata non solo delle gare ma anche degli allenamenti, delle abitudini date dalla quotidianità. Uno stop che però, nel caso dell’atleta dei Carabinieri, potrebbe essere visto anche in maniera positiva, come un momento di resettaggio dopo ultime stagioni vissute un po’ sulle montagne russe, tra grandi prestazioni che l’hanno riportata ai fasti delle sue imprese giovanili (è stata anche sul podio mondiale junior) ma anche prove deludenti nei grandi appuntamenti. Un anno in più per preparare Tokyo, un’Olimpiade che può essere la sua grande rivincita.
Partiamo dall’ultimo evento titolato disputato prima del coronavirus: saltare 1,96 ad Ancona, al di là del titolo italiano indoor, che cosa ha rappresentato dopo i problemi fisici degli ultimi 18 mesi?
“Ha rappresentato un ulteriore step di crescita personale e la conferma che il lavoro che sto facendo con il mio team sta andando nella direzione giusta. Mi ha fatto capire anche che le persone che ho intorno a me sono quelle giuste e che ho imparato ad agire in modo migliore grazie agli errori fatti in passato. Soprattutto ad alto livello, è talmente sottile il confine tra l’andare tutto bene e tutto male che trovare un equilibrio è molto difficile, ma non impossibile. Spero questo possa essere l’inizio. È una grande soddisfazione e un risultato che mi dà ancora più consapevolezza del mio valore. “
Che cosa rappresentano per te i 2 metri, più un limite tecnico o psicologico in base proprio al fatto che li hai già superati?
“Cerco di considerarli semplicemente un numero, come avevo fatto prima di saltarli la prima volta. Sicuramente è una misura che richiede una forma fisica e mentale molto buona ma, se mi sentissi pronta, penso che anche misure più alte non rappresenterebbero un limite. Tutto dipende da quanto io mi senta in grado di affrontare l’asticella: l’anno scorso in un periodo particolarmente “cupo” mi chiedevo come avessi fatto a saltare 2,02 in poco meno di un anno mi sono confrontata di nuovo con i due metri. Quello che cerco di ricordarmi sempre è che quello che si è già fatto si può rifare e migliorare. “
La tua carriera, iniziata in maniera sfavillante nelle categorie giovanili, è poi andata avanti in mezzo a mille difficoltà fisiche: hai rimpianti per quello che avresti potuto fare con un cammino più fortunato o quel che hai passato ti dà una carica maggiore?
“Mi sono chiesta spesso come sarebbero andate le cose se avessi fatto altre scelte, se avessi avuto più fortuna, un carattere diverso, più stabilità… ma la conclusione è che sono felice del percorso che ho fatto perché mi ha resa la persona e l’atleta di oggi. Tutto ciò che l’atletica mi ha insegnato in questi 20 anni ha un grandissimo valore per me, certo è che ora vorrei raccoglierne i frutti e togliermi un po’ di soddisfazioni! “
C’è un modello di saltatrice al quale tecnicamente ti ispiri?
“Non mi ispiro a nessun modello tecnico, credo nella soggettività di ognuno e alla necessità di avere un proprio stile e un proprio equilibrio. In questo io e il mio allenatore, Stefano Giardi, andiamo nella stessa direzione: pur esistendo dei principi validi per tutti, Stefano ha la sensibilità e la capacità di adattare la tecnica in modo funzionale all’atleta, è un vestito che va cucito addosso. “
Che cosa serve per aspirare a un podio olimpico e ritieni di avere buone carte da giocare?
Non ho mai partecipato ad un’Olimpiade, ma penso sia necessario essere molto “centrati”. Già da ora percepisco un’energia diversa, dentro di me e nel contesto esterno. L’attenzione, le aspettative, le richieste sono davvero alte ed è fondamentale calibrare tutto questo in modo da godersi l’esperienza, ma soprattutto rispettando le proprie esigenze per rimanere concentrati sull’obiettivo. Cerco di ricordarmi comunque che in fin dei conti “è una gara”, e come per tutte le altre dovrò solo fare il mio meglio. Con il mio allenatore abbiamo stabilito un programma di allenamento e di gare che mi permetta di lavorare con costanza e sotto controllo, per arrivare nella miglior condizione possibile. Inoltre, mi concentrerò ancora di più sull’aspetto nutrizionale e del recupero. Non mi sbilancio sulle mie possibilità, ma penso e mi auguro che questo progetto, l’esperienza e la consapevolezza possano concretizzarsi in un bel risultato. “
Credito foto: Elena Vallortigara (foto Giancarlo Colombo/Fidal)
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7