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CHE BOTTI DURANTE LA PANDEMIA!
di Gabriele Gentili
Che fine ha fatto l’antidoping? Molti se lo sono chiesto nei mesi più duri della pandemia europea, non considerando l’evoluzione della diffusione del virus, più forte in Europa in primavera ma ora pesantissima oltre Atlantico e con Australia e Asia ancora sotto pressione. Da più parti si pensava che, con tutte le forze sanitarie messe a disposizione della “grande battaglia” e con la pressoché totale assenza di competizioni, la lotta al doping fosse stata riposta in un cassetto. Invece proprio nelle settimane più buie sono rimbalzate notizie clamorose, passate forse un po’ troppo sotto silenzio.
 
Di fatto, i Giochi di Tokyo 2021 hanno già perso i due protagonisti più attesi. Il campione del mondo dei 100 metri Christian Coleman (USA) e la stella dei 400 Saiwa Eid Naser (BRN) per ben tre volte non sono stati trovati dagli ufficiali sanitari inviati per i prelievi a sorpresa ed è così scattata la sospensione, con conseguente squalifica per due anni. Per i due atleti questa significherebbe l’automatica esclusione dai Giochi di Tokyo programmati nell’estate 2021 e un possibile rientro per i Mondiali di Eugene del 2022.
 
I due hanno reagito in maniera ben diversa: la Naser, che con il suo Paese di adozione continua a vivere un rapporto molto conflittuale tanto da vivere fra il suo Paese nativo e gli Usa, l’ha presa con molta filosofia: “Cose che capitano”. Coleman, che già aveva evitato la squalifica per un cavillo legislativo lo scorso anno, ha invece parlato di complotto ai suoi danni: “Quando i medici dicono di avermi cercato a casa, ero a 5 minuti di distanza, al supermercato, bastava una chiamata al cellulare e sarei tornato subito. Due giorni dopo si sono ripresentati e hanno effettuato il controllo, naturalmente negativo”.
 
Una risposta, quella dello sprinter americano, che non influirà sul giudizio della Wada, pronta a sancire la sua estromissione da Tokyo 2021. Una risposta forte a chi parlava di antidoping addolcito, ma intanto si attende l’esito del ricorso al Tas della Russia, attualmente esclusa dalla rassegna olimpica per “doping di stato”. Una sospensione che è già in vigore da 4 anni, ma la novità è che a Tokyo, stante la situazione attuale, non potranno andare neanche gli atleti per proprio conto, come “neutrali”, causa la Federazione russa non ha pagato alla Worldathletics la multa di 5 milioni di euro dopo la squalifica all’altista Lysenko, ex campione europeo indoor, con molti funzionari della stessa Federazione che avevano ostacolato platealmente le indagini sull’atleta.
 
Un precedente che non aiuta la causa russa, ma intanto un altro caso sta esplodendo stante l’inchiesta del Daily Mail secondo la quale 91 atleti britannici di primo piano, di 8 discipline olimpiche, sarebbero stati usati come cavie per testare una sostanza sperimentale, la bevanda energizzante Delta-G, in grado di migliorare le loro prestazioni alle Olimpiadi di casa del 2012. Si tratta di una sostanza in grado di aumentare la chetosi del sangue, il che non rientra (per ora…) nelle pratiche dopanti riconosciute dal Cio (sul piano etico però il discorso è ben diverso).
Credito foto: foto Coleman (foto archvio Worldathletics)
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7