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DAVIDE RE E QUEI MALEDETTI 8 CENTESIMI
di Gabriele Gentili
La corsa della morte. Così sono chiamati da tempo immemore i 400 metri, specialità fra le più affascinanti dell’intero panorama olimpico. Anche sul giro di pista l’Italia insegue la sua prima finale olimpica, come nei 100 metri, solo che il prestigio della prova veloce, la gara più attesa di tutte le oltre 330 prove olimpiche, è incommensurabile. A differenza dei 100, dove Pavoni nel 1987 e Tortu lo scorso anno riuscirono nell’impresa di approdare alla finale mondiale, sui 400 neanche la rassegna iridata ha mai sorriso agli azzurri, ma mai come nell’occasione di Doha ci si è andati così vicino, grazie a Davide Re, consacratosi nel 2019 come il miglior quattrocentista europeo stracciando il limite dei 45”. Chiaro, l’elite mondiale è ancora lontana, ma con il lavoro e il sacrificio il campione delle Fiamme Gialle non solo ha riportato l’Italia a un livello internazionale, ma sta facendo grandi proseliti e la qualificazione olimpica della 4×400, con un team molto giovane, ne è la dimostrazione.
A distanza di tempo, quanto brucia ancora la finale dei Mondiali mancata per pochissimo?
” La mancata finale purtroppo brucia ancora quasi come il primo giorno, ma guardando il lato positivo della cosa ogni giorno scendo in campo ad allenarmi pensando sempre a quegli 8 maledetti centesimi “
Anche tu ti sei fermato nei giorni del lockdown, come ti sei mantenuto in forma?
” Ho cercato di non fermarmi del tutto, anzi ho pensato che come spesso accade, anche una difficoltà come questa potesse essere un’occasione da sfruttare e ho cercato di condividere i miei esercizi “da salotto” con tutti i miei follower su Facebook “
A che cosa si deve la tua crescita esponenziale nell’ultimo quadriennio?
” Sicuramente all’affinità ed al lavoro fatto con la mia allenatrice Maria Chiara Milardi, abbiamo sviluppato molto la velocità di punta pur non perdendo le mie caratteristiche di resistente, inoltre sono maturato molto come atleta anche sotto il profilo psicologico. La mia evoluzione è frutto di un lavoro d’equipe, al quale tutti, dalla mia famiglia alla mia manager Chiara Davini fino all’aiuto delle Fiamme Gialle, danno il loro contributo “
Perché, in base alla tua esperienza e vivendo con molti giovani talentuosi come Scotti e Benati, è così difficile per gli italiani confermare i grandi risultati ottenuti a livello giovanile una volta che si sale di categoria?
” È una domanda molto complessa, sperando che Lorenzo ed Edoardo non rientrino mai in questa categoria e continuino a migliorare. Per me i fattori principali potrebbero essere tre: innanzitutto l’atleta non si deve accontentare per i risultati ottenuti nelle categorie giovanili, ma deve continuare ad avere “fame”. L’allenatore deve crescere di pari passo con l’atleta, penso che qualche errore nella programmazione del proprio allievo quando questo è nell’età adolescenziale non sia così drammatico e che il fisico dell’atleta riesca comunque a reagire bene anche ad allenamenti non proprio perfetti; in età avanzata gli errori si pagano molto di più, sia dal punto di vista infortunistico che di recupero della fatica. Infine anche gli allenamenti stessi devono variare nel corso degli anni, sia per un adattamento del corpo a quei lavori eseguiti da sempre, che difficilmente porteranno ad un ulteriore miglioramento, sia perché come accennato prima, il fisico negli anni cambia…”
Che cosa serve per costruire una grande staffetta?
” 4 atleti forti che riescano a far coincidere il picco di forma nello stesso momento e tanta grinta in ogni gara! “
Su chi punteresti per l’oro sui 400 a Tokyo?
” Per l’oro Gardiner, penso che potrebbe anche attaccare il record del mondo se va tutto bene. È veloce (mi sembra sui 19″7 sui 200) ma con una corsa leggera, poco dispendiosa ed efficace… certo che anche Van Niekerk se dovesse recuperare la forma del 43″03… Una loro sfida sarebbe uno spettacolo da vedere! “
Credito foto: Giancarlo Colombo/Fidal
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