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NON PROPRIO...
di Gabriele Gentili
E’ un anno del tutto particolare, un anno difficile per l’elite dell’atletica italiana, forse più che per quella di molti altri sport. Il rinvio delle Olimpiadi al prossimo anno e ancor più la cancellazione degli Europei di Parigi hanno privato la stagione di qualsiasi obiettivo “sul campo”. Certo, nei momenti di maggior diffusione della pandemia quando gli annullamenti di eventi erano all’ordine del giorno, c’era ben altro a cui pensare, ma ora che pian piano si sta riprendendo l’attività, ora che le gare, anche se in modalità tutte particolari, vanno iniziando, gli atleti si trovano a ragionare su che cosa fare.
 
La World Athletic ci ha sicuramente messo del suo, “congelando” il periodo di ottenimento dei minimi olimpici fino a dicembre. Ci si trova a dover gareggiare quasi in una bolla, sfidando innanzitutto se stessi in una stagione che comunque mantiene una sua precipua importanza per essere propedeutica ai Giochi (perché vogliamo fermamente credere che nel 2021 ci saranno). Il principale rivale diventa quindi il cronometro, oppure la misura per chi compete nei concorsi, cercando di migliorare se stessi e di salire comunque nel ranking per guadagnare prestigio e valore in vista dell’appuntamento giapponese.
 
Filippo Tortu, ad esempio, non ha fatto mistero di voler migliorare il suo 9”99 sui 100 metri e ha messo nel mirino il 9”92 del francese Christophe Lemaitre, considerato il miglior tempo di un atleta di pelle bianca. A di là dei discorsi relativi alla razza, che lasciano sempre il tempo che trovano, un simile risultato cronometrico cambierebbe le sue prospettive nel breve periodo, portandolo verso le Olimpiadi guardando alla finale come obiettivo minimo, pensando magari anche a qualcosa in più.
 
Chi si è fatta interprete delle difficoltà del momento è stata Ayomide Folorunso, colonna della 4×400 alla ricerca della qualificazione olimpica e grande specialista dei 400 ostacoli: “Non avere obiettivi significa vivere un po’ alla giornata, cercare soprattutto di studiare se stessi, procedendo con cautela. Mi ha impressionato Karsten Warholm, che a Oslo senza avversari e senza pubblico ha conquistato la miglior prestazione mondiale sui 300 hs: significa che parte tutto da se stessi, bisogna sfidarsi per capire dove si può arrivare. Io voglio farlo, approfittando proprio della mancanza di appuntamenti a breve termine”.
 
Per questo ogni meeting, ogni sfida (anche quelle a distanza come si stanno evidenziando soprattutto nei concorsi attraverso la contemporaneità data anche dai social) acquisiscono valore soprattutto in prospettiva: può essere l’occasione ideale per migliorarsi, per attaccare vecchi record, per presentarsi allo scoccare della nuova stagione con un “abito” diverso, molto più prestigioso. L’atletica italiana ne ha assolutamente bisogno.
Credito foto: Giancarlo Colombo/Fidal
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7