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10 CAMPIONI, SARA' IL LORO ANNO?
di Gabriele Gentili
Inizia l’anno olimpico e tutti gli atleti saranno chiamati all’esame quadriennale: non ci sono Mondiali o Europei che tengano, la gloria sportiva passa una volta ogni quattro anni e proprio la distanza temporale è la forza dei Giochi Olimpici, un evento che a dispetto del progresso, dello scorrere del tempo, del proliferare incontrollato di manifestazioni ha un fascino unico e inimitabile. Gli atleti lavorano anno dopo anno in funzione di quello specifico appuntamento, per questo alle porte del 2020 sono molti i campioni attesi al varco. Ne abbiamo selezionati una decina, in rigoroso ordine alfabetico, i campioni che più di altri saranno sotto i fari dell’attenzione puntando al massimo risultato possibile: l’oro dei Giochi.
 
Christian Coleman (USA)
Il dominio incontrastato nei 100 ai Mondiali di Doha ne fa il logico favorito per Tokyo, ma la storia insegna che tutto può cambiare, soprattutto se si è chiamati a qualificarsi attraverso i Trials che per gli americani spesso sono più complicati che la stessa rassegna a cinque cerchi. Attenzione massima, le sorprese sono dietro l’angolo.
 
Mo Farah (GBR)
Vada come vada, il quadriennio che va a concludersi ha visto il fallimento del progetto del “sir” britannico, che aveva chiuso la sua carriera in pista ai Mondiali di Londra 2017 per puntare tutto sulla maratona. Farah ha capito di non poter essere competitivo per il massimo risultato e riproverà a conquistare l’oro sui 10000, anche per dare una mano alla sofferente atletica albionica.
 
Shelly-Ann Fraser Pryce (JAM)
Non è certo un’atleta di primo però, ma sarà soprattutto l’iridata dei 100 a dover tenere su l’atletica giamaicana che ha mostrato di soffrire oltremisura il “post Bolt”. La sua preparazione probabilmente passerà anche quest’anno per Lignano Sabbiadoro, che ormai è una seconda casa per i velocisti caraibici.
 
Sifan Hassan (NED)
Dopo la clamorosa doppietta 1500-10000 di Doha, c’è curiosità per conoscere gli obiettivi della campionessa arancione, sulla quale l’Olanda fa molto affidamento per dare l’assalto alla Top 10 nel medagliere. La sensazione è che opterà per le distanze più brevi, grazie anche alla diversa disposizione oraria.
 
Eliud Kipchoge (KEN)
Dopo il grande clamore dell’impresa di Vienna, con il muro delle 2 ore in maratone abbattuto seppur in un tentativo isolato, Kipchoge è chiamato a confermarsi re olimpico. Per questo è pronto a rinunciare ai danarosi ingaggi autunnali, anche se vuole prima ben capire le condizioni climatiche che troverà a Sapporo (si mormora che lo spostamento di sede sia anche opera sua…).
 
Marija Lasitskene (RUS)
L’assenza ufficiale ormai quasi certa della Russia costringerà la Lasitskene a gareggiare per proprio conto, un prezzo che paga volentieri alla sua battaglia contro il doping nel suo Paese. Molti considerano la sua medaglia d’oro fra le più sicure dell’intero panorama olimpico, ma Doha ha dimostrato che stanno uscendo fuori nuovi talenti.
 
Kevin Mayer (FRA)
Il suo clamoroso flop mondiale ha reso la sua rincorsa all’oro olimpico nel decathlon un vero percorso a ostacoli: a tutt’oggi non è ancora qualificato, ha bisogno di un risultato di pregio per rientrare nel ranking. Ciò potrebbe influire sul suo cammino verso Tokyo, anche se un Mayer in condizione sarà difficilmente battibile e la dimessa Francia atletica ne ha disperatamente bisogno.
 
Salwa Eid Naser (BRN)
Dopo le imprese del 2019, la campionessa del Bahrain è la logica favorita per Tokyo, portandosi dietro tutto il sostegno del mondo arabo, che tifa per lei pur riproverandole un’eccessiva occidentalizzazione. Obiettivamente non si vede chi possa insidiarla, soprattutto se continuerà a progredire e ad avvicinare il record mondiale della Koch risalente ormai alla preistoria atletica.
 
Gianmarco Tamberi (ITA) (nella foto della homepage)
Quattro anni dopo il sogno infranto di Rio, Tamberi si presenta alla cassa per riscuotere il suo credito con la fortuna. Nel 2016 sarebbe stato il favorito per l’oro senza il grave infortunio di Montecarlo, ora è uno degli aspiranti al podio: molto dipenderà dalla sua condizione di forma, se riuscirà a tornare agli apici di allora. Un oro nel salto in alto con record italiano sarebbe un’autentica festa per tutto lo sport tricolore.
 
Christian Taylor (USA)
Il 17,92 nel triplo ottenuto a Doha è ancora davanti agli occhi di tutti e lo stagionato americano vorrebbe legittimare il suo dominio nella specialità a Tokyo, magari con un balzo oltre i 18 metri per avvicinare il primato di Jonathan Edwards. Anche per lui ci sono le forche caudine dei Trials, fondamentale sarà avere una buona forma sin dalla primavera.

Credito foto homepage: colombo_fidal

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