Il Generale Inverno
di Stefano Conca
In gennaio le truppe del Generale Inverno marciano spedite dai monti alle coste rilasciando il silenzioso odore del freddo. Nelle città la gente che cammina veloce avvolta nelle sciarpe e negli alti baveri ghiacciati, ci guarda esterrefatta mentre ci avventuriamo determinati dentro la nebbia gelata. Nonostante i pochi anni di sella, conosco bene il dolore che si prova quando si passa dai 22 gradi dell'abitacolo dell'auto ai - 2 dell'asfalto ricoperto di sale. Un precipizio di 24 gradi netti in pochi istanti, in cui i sofisticati e costosissimi materiali appositamente costruiti per portare l'umidità del corpo verso l'esterno, agiscono più per effetto placebo che per traspirazione. Ma che cos'e' veramente che ci fa svegliare che è ancora buio, vestirci come palombari, montare sui nostri mezzi ghiacciati e pedalare nel gelo? Qualcuno lo fa nell'illusione di buttare giù peso, qualcuno nella speranza di allontanare il giorno del giudizio, qualcuno perché si annoia. Altri per scappare dalla prigione domestica nel giorno del dì di festa, molti di noi lo fanno, lo fanno e basta! E mentre il freddo mi taglia l'unica parte del viso rimasta scoperta tra la mascherina e lo scalda collo, mi sento fiero di far parte di tutto questo, di quelli che per mille inutili ragioni diverse si alzano alle prime luci del giorno e decidono di uscire dalla zona comoda, calda e rassicurante di casa, e lanciarsi sulla strada allungati sul tubo orizzontale della loro bici da corsa e pedalare nel nuovo anno!