...la spedizione, guardandola nel complesso soprattutto in relazione alle ultime (che fossero Olimpiadi, Mondiali, Europei) ha mostrato qualche segno di ripresa dell’atletica azzurra. Se negli ultimi anni si era vissuto nell’anonimato puro, questa volta qualcosa si è visto: l’accesso di Filippo Tortu (nella foto della homepage) alla finale dei 100 metri è un evento storico, solamente Pierfrancesco Pavoni nel 1987 era riuscito a tanto e il brianzolo ha ora tutte le possibilità di fare lo stesso a Tokyo, sfatando un tabù che vede l’Italia sempre assente dalla finale dei 100 metri, la gara regina delle Olimpiadi a prescindere dalla disciplina sportiva. Lo stesso dicasi per Davide Re, arrivato a soli 8 centesimi da una finale dei 400 che avrebbe avuto un sapore ugualmente storico. Crippa è stato autore di una gara commovente sui 10000, tenendo testa per 8 km ai campioni africani e poi puntando con decisione al record di Antibo, appartenente a un’altra generazione.
Nel complesso quella che esce fuori da Doha è un’atletica italiana che ha buoni elementi, il problema è che manca il campione assoluto, quello sul quale puntare decisamente per una medaglia d’oro, come invece tante altre nazioni hanno, vedi la Norvegia con Warholm, l’Olanda con la Hassan, atleti trainanti l’intero movimento. A oggi è davvero difficile pensare all’Italia presente sul podio olimpico, anche se una stagione senza problemi fisici per Gianmarco Tamberi potrebbe davvero ripresentarlo ai livelli del 2016, oppure un Massimo Stano nella marcia finalmente stabilizzato nella sua tecnica e non più guardato storto dai giudici.
Un discorso a parte lo meritano le staffette: due accessi in finale il che significa due passaporti per le Olimpiadi, due record italiani e prestazioni complessivamente di alto livello: a inizio anno era stato lanciato un progetto specifico, con stage di lavoro che hanno dato corposi frutti. E’ un’esperienza sulla quale servirebbe ragionare, perché lavorando in gruppo si può fare molto, sfruttando quel patrimonio dell’atletica italiana colpevolmente trascurato che risponde al nome dei centri federali.