Dove potrà arrivare Peter Sagan? Per certi versi il campione slovacco tre volte consecutive iridato è il filo di congiunzione con i grandi campioni del passato, per la sua capacità di essere sulla cresta dell’onda dall’inizio alla fine della stagione. Per altri è la miglior espressione del nuovo che avanza, l’ennesimo campione che la Mtb ha ceduto alla strada a dimostrazione di quanto sia importante la pratica del ciclismo fuoristrada in età adolescenziale per imparare quelle tecniche di guida che, unite alla resistenza e alle capacità personali faranno la differenza. Di campioni che vengono dalla Mtb il ciclismo professionistico degli ultimi anni si è nutrito in gran numero. Cadel Evans con le sue vittorie fra Tour de France e Mondiali è l’espressione più alta, ma la schiera ne comprende tanti, da Dario Cioni che ha messo da parte talento e ambizioni nell’offroad per diventare un preziosissimo gregario a Diego Rosa, ancora oggi uno dei migliori prospetti italiani. Sagan però è un prototipo nuovo: gli altri, fatta la scelta di passare alla strada, hanno tagliato i cordoni col passato. Sagan no, è sempre rimasto affezionato alla Mtb e nelle interviste dopo la vittoria mondiale di Bergen non ha mancato di ricordare i suoi inizi, il suo amore per le ruote grasse, la sua volontà di non metterle da parte. Molti hanno osteggiato, prima e dopo, la scelta dello slovacco di rinunciare alla presenza nella gara olimpica su strada per optare per la Mtb, il campione della Bora Hansgrohe invece aveva fatto bene i suoi conti: il percorso di Rio era obiettivamente troppo duro per le sue pur buone capacità di adattarsi anche a tracciati vallonati, quindi aveva pensato di dirottare le sue ambizioni verso le ruote grasse, ma in gara ha dimostrato che la sua non era una pura comparsata perché, finché il mezzo non lo ha tradito con due forature consecutive, era allo stesso passo dei più forti facendo addirittura pensare che potesse lottare per il podio. Certo, analizzando a posteriori l’andamento della sua gara, si vede come le forature siano scaturite anche da scelte di traiettoria sbagliate e dettate dalla desuetudine alle gare, ma poco importa, Sagan (che non dimentichiamo è stato campione del mondo junior di Mtb) aveva dimostrato che poteva giocarsela. Ora lo slovacco è già proiettato verso la prossima stagione e non nasconde di voler giocare le sue chance ai Mondiali di Innsbruck, sicuramente più duro di quelli da lui vinti, ma ha anche annunciato di pensare a qualche sortita su Mtb, con obiettivo la caccia a un titolo mondiale Marathon, specialità più nelle sue corde e che, con qualche allenamento mirato nel periodo post-classiche del Nord, potrebbe anche vederlo protagonista in tempi brevi. Averlo in gara ai Mondiali del prossimo anno alla 3Epic sarebbe un colpo a sensazione che catalizzerebbe sulla gara l’attenzione mediatica planetaria. |