Il cicloamatore medio, fedele alle due ruote leggere e sottili, per ragioni storiche e socio culturali ritiene il ciclismo uno sport duro e rude, per soli uomini. Associa le imprese più epiche, le scalate più mitiche a figure maschili del passato. Il grasso della catena, degli ingranaggi e le mani sporche dopo una foratura, sono la firma del maschio autentico. Eppure le cose non stanno più esattamente così. Negli ultimi anni il ciclismo femminile oltre ad essere diventato una categoria olimpica, ha cominciato a diffondersi anche tra gli appassionati non professionisti. Una donna in bici da corsa ha indubbiamente enorme fascino e ha il potere di catalizzare l’attenzione di un intero gruppo. Il gentil sesso quando si tratta di macinare chilometri, diventa un po’ meno “gentile” manifestando grande capacità di adattamento e di resistenza alla fatica talvolta superiore agli uomini. Tuttavia, le differenze tra i due universi sportivi si vedono e si sentono… eccome.
La bici
Quelle degli uomini sono per lo più nere, anonime e sporche.
Le donne invece non rinunciano ad esprimere la loro femminilità nemmeno sul mezzo. Si vedono facilmente nastri dei manubri e selle di colore rosa o fucsia; anche le scritte delle ruote sono in coordinato. Ma soprattutto, sono sempre, maledettamente pulite anche sotto la tempesta!!
L’abbigliamento
L’uomo ha una grande limitazione di “fabbrica”. Riconosce a malapena i colori primari e di solito, non dimostra un grande interesse nella varietà.
La donna invece ha l’occhio quadridimensionale. Si veste in modo impeccabile, soprattutto accostando colorazioni emozionanti. Descrive l’universo cromatico in modo ai più incomprensibile. Seleziona colori come: blu 3 di notte (come se alle 2 o alle 4 ci fosse una luce chiaramente diversa), tortora, bianco antico, uova di pettirosso, uva americana, verde caraibi, ecc....
Il sudore
L’uomo mena, pensa poco alla tattica e soprattutto suda. Finisce la sessione in condizioni imbarazzanti. Distrutto, disfatto, e soprattutto con un olezzo da cane bagnato.
La donna dopo 4 ore di bici è perfettamente conservata! Non è minimamente sudata, non ha un capello fuori posto, ma soprattutto profuma come quando è uscita di casa. Quest’ultimo fenomeno è tuttora argomento di studi universitari e di ricerche scientifiche. Tuttavia rimane, insieme al senso della vita, uno dei più grandi misteri dell’universo.
Multitasking
Il cicloamatore uomo ragiona in modo seriale, quindi se sta pedalando difficilmente potrà occuparsi di qualunque altra cosa. Vede l’obiettivo di fronte a sé, e lo segue come il topo col pifferaio magico.
La donna è multitasking, ovvero ha una materia cerebrale parallela. Mentre pedala riesce a:
Fare la lista della spesa
Pensare alle bollette da pagare
Ricordarsi di telefonare all’amministratore di condominio
e se ha figli l’agenda del giorno dopo
Conclusione
Anche se il ciclista maschio continua a reiterare l’importanza del poter trascorrere qualche ora senza donne tra i piedi, non appena ne incrocia una, per di più carina, si trasforma in un vorace predatore extraurbano. Gli gira intorno come un condor, utilizza sofisticatissime tecniche di avvicinamento e anche se non ne ha più, pedala agile come se fosse appena uscito di casa, annientando tutta la fatica e la stanchezza. Insomma, anche nel ciclismo tira di più una bici che....beh insomma, avete capito!!;-)