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GIRO D'ITALIA: HA VINTO IL PIU' FORTE?
di cicloZeman
E’ difficile commentare a botta calda il Giro d’Italia del centenario, capire se è stato davvero di alto spessore, oppure l’estremo equilibrio mai visto a questi livelli fino all’ultimo metro, sia il termometro di una latente mediocrità se paragonata ai grandi campioni del più o meno recente passato. Quel che è certo è che soprattutto nell’ultima settimana le emozioni offerte dalla corsa rosa sono state in quantità industriale e a fine Giro bisogna dire bravi a tutti coloro che l’hanno onorato e portato a termine affrontando un percorso davvero duro, con tutte le grandi salite della storia del ciclismo.
 
Ha vinto il più forte? Anche qui difficile che le risposte siano univoche. Su Tom Dumoulin ha sempre pesato un certo scetticismo, anche da parte degli addetti ai lavori che lo individuavano come ottimo passista ma non un vincente. L’olandese ha smentito tutti tesorizzando certamente le sue capacità sul passo nelle cronometro, ma il Giro l’ha vinto in montagna con l’impresa di Oropa come gioiello così come in montagna l’ha perso il Nairo Quintana, arrivato in Italia con la presunzione di spendere solo quanto necessario per preservare il serbatoio di energie in vista della sfida al britannico Froome al Tour.
 
C’è un momento nel quale a nostro avviso Dumoulin ha vinto il Giro ed è stato nel finale della penultima tappa. I suoi cinque rivali in classifica (Quintana, Nibali, Pinot, Zakarin, Pozzovivo) l’avevano staccato, Dumoulin con Mollema, Yates e un paio di altri corridori era staccato di 30” a una decina di km dall’arrivo. L’olandese ha avuto la forza di non perdersi d’animo e la saggezza di convincere i suoi compagni di viaggio, pur di squadre diverse, a coadiuvarlo nell’inseguimento. Davanti invece hanno cominciato a guardarsi, tira tu che poi tiro io, tutti a indicare Quintana che aveva sì la maglia rosa indosso ma che più di altri aveva da guadagnare nell’allontanare la minaccia arancione. Per qualche km davanti hanno aspettato, Dumoulin si è portato a meno di 10”, sembrava che li avesse ripresi, poi finalmente si sono messi d’accordo e rapidamente il distacco dell’olandese è tornato a una trentina di secondi. In quei km di “attesa” Quintana e forse anche Nibali si sono giocati il Giro, con una quarantina di secondi in più nel forziere l’impresa di Dumoulin, soprattutto psicologicamente, sarebbe stata molto più ardua.
 
Con i “se” e con i “ma” d’altronde non si fa la storia. Il Giro va in archivio con un nome (e una nazione) nuovo nel suo albo d’oro, un ciclista che ha indubbio valore e meriti e che non ci stupiremmo di vedere protagonista anche al Tour, magari l’anno prossimo perché le armi per controbattere Froome le ha. L’Italia chiude la sua corsa con una sola vittoria di tappa, l’ennesima impresa di Vincenzo Nibali, (primo nella frazione dello Stelvio) e questo è indubbiamente poco. L’ambiente cerca di coprire una situazione desolante: mancano i campioni della volata, quelli delle prove di un giorno e salvo lo Squalo dello Stretto anche quelli per le corse a tappe. Finché non ritroveremo squadre capaci di investire sui nostri giovani in maniera vera e non per farne semplici portatori d’acqua (e soprattutto con i fondi per farlo…) bisognerà accontentarsi.
 
VINCITORI DI MAGLIA
Maglia rosa per classifica generale: Tom Dumoulin (NED-Sunweb)
Maglia ciclamino per classifica a punti: Fernando Gaviria (COL-Quick Step Floors)
Maglia azzurra per classifica Gpm: Mikel Landa Meana (ESP-Sky Professional Team)
Maglia bianca per classifica giovani: Bob Jungels (LUX-Quick Step Floors)
Classifica per team: Movistar
Credito foto homepage: santinisms.it