Con il Team Sky iniziamo questa settimana la disamina delle principali squadre del World Tour in previsione della prossima stagione, attesa come da tempo non accadeva. Le grandi imprese dell’anno che va a chiudersi hanno ridestato interesse intorno al ciclismo e ci si chiede se le forze in campo rimarranno le stesse, mentre si sta per chiudere un ciclomercato che non ha fatto mancare colpi ad effetto.
La squadra principale resta quella costruita intorno a Chris Froome, che esce da un 2017 regale con la doppietta Tour-Vuelta che l’ha finalmente fatto entrare fra i grandi di ogni tempo. Molti continuano a discutere le qualità e soprattutto il modo di correre del britannico, che evita come la peste le classiche di un giorno e fino a quest’anno era ritenuto uomo da Tour e basta. Froome invece ha gestito perfettamente la “sua” macchina, vincendo la corsa francese al risparmio facendo storcere la bocca ai critici, ma alla Vuelta ha dato spettacolo, ha vinto e convinto chiudendo la bocca a tutti i suoi denigratori.
Molti ritengono che il Team Sky, perdendo pezzi importanti come Mikel Landa (che ormai rischiava di fare ombra a Froome), Mikel Nieve e anche il nostro Elia Viviani si sia indebolito, ma non è così. La squadra ha puntato forte innanzitutto su Egan Bernal, dall’illustre passato nella Mtb (due argenti iridati da junior) che viene considerato un potenziale crack per le corse a tappe viste le sue capacità atipiche di colombiano passista-scalatore e che verrà subito testato nelle stage-race più brevi, poi con gli altri giovani Jonathan Castroviejo e Pavel Sivakov la squadra si è svecchiata immettendo nuovo talento. Una squadra che non gira intorno solo a Froome: c’è il polacco Kwiatkowski che resta la punta per le classiche dove difficilmente fallisce, c’è Sergio Henao che potrebbe essere la spalla di Froome in una sua eventuale puntata al Giro d’Italia, ci sono poi alcuni degli italiani più in vista come Gianni Moscon e Diego Rosa che, speriamo vivamente, nel 2018 dovrebbero avere la possibilità di mettersi in mostra, soprattutto il primo che sembra come tipo di corsa il più vicino degli italiani ai grandi specialisti di classiche del recente passato. Una squadra costruita per emergere durante tutto l’anno, come deve essere per il team guida del movimento.