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MONDIALI MARATHON, SOLITI NOMI NELL'ALBO D'ORO

di Gabriele Gentili
Alla vigilia si diceva che il Mondiale Marathon 2017, per com’era stato congeniato e per il percorso allestito a Singen (GER) sulla traccia della Rothaus Hegau Bike, avrebbe riservato molte sorprese. Queste non sono certamente mancate, su un percorso confermatosi molto filante per i suoi 98 km trasformando la sua conformazione tattica in una prova più vicina a una gara di ciclismo professionistico su strada che a una prova di mtb. Le strategie di squadra hanno avuto peso, ma forse meno di quanto si potesse preventivare perché la mountain bike porta con sé sempre una gran dose di incertezza, legata alle condizioni del terreno. Proprio le circostanze hanno ad esempio fatto interamente saltare le strategie della squadra italiana, costruita con pazienza certosina dal ct Mirko Celestino, fino a causare una debacle su tutta la linea. Prima la caduta in partenza che ha messo fuori gioco Damiano Ferraro e Francesco Failli, pedine importantissime nello scacchiere azzurro, poi i problemi tecnici che hanno frenato Francesco Casagrande, che fino a metà gara stava gestendo perfettamente la corsa come capitano in gara, con intorno Daniele Mensi, Cristian Cominelli e Juri Ragnoli nelle posizioni di testa. Venuto meno il toscano, gli altri sono andati perdendosi in una gara che nella parte finale è diventata molto selettiva ed emozionante.
 
Alla vigilia molti puntavano sull’olandese Mathieu Van Der Poel, vero globetrotter delle due ruote capace di emergere in ogni disciplina: il tulipano ci ha provato, avendo in Hans Becking un valido punto di appoggio, ma la durata della gara alla fine si è fatta sentire nelle sue gambe e Van der Poel non è riuscito ad agganciarsi alla fuga decisiva, quella che aveva per protagonisti due austriaci, Alban Lakata e Daniel Geysmair e il portoghese Tiago Ferreira, campione uscente. I tre sono arrivati alla volata finale con Geysmair che si è sacrificato per il capitano, andato così a conquistare, nel giorno del suo 38esimo compleanno, la sua settima medaglia mondiale in 8 anni, riconquistando quella maglia iridata già indossata nel 2010 e 2015. Per Ferreira, stella del team abruzzese Protek, l’onore delle armi al secondo posto, bronzo all’altro austriaco Geysmair.
 
Il podio della gara femminile sembra frutto del tempo che si è fermato: oro alla danese Annika Langvad, 33 anni, argento alla tedesca Sabine Spitz, 46 anni, bronzo alla norvegese Gunn-Rita Dahle Flesjaa, 44 anni. Carte d’identità che dicono chiaramente come a livello femminile sia molto difficile procedere a un vero ricambio generazionale. La Langvad, campionessa mondiale di cross country e già prima alla rassegna iridata Marathon tre altre volte, nel finale è riuscita a liberarsi della scomoda presenza di Dahle e Jolanda Neff, la svizzera campionessa uscente rimasta fuori dal podio, per poi battere allo sprint la Spitz. Qui le cose per i colori italiani sono andate un po’ meglio, perché a fronte della mancata partecipazione di Mara Fumagalli e la presenza di Jessica Pellizzaro chiamata soprattutto a fare esperienza, c’è stata la commovente prova di Maria Cristina Nisi che seppur su un percorso muscolare ben poco adatto al suo fisico minuto si è difesa per quant’era nelle sue possibilità, rimanendo nel gruppo di testa fin quando la corsa è esplosa per poi chiudere 12esima. Un piazzamento di tutto rispetto in un Mondiale davvero sfortunato per i colori italiani.
Credito foto: vitesseonline.it
Credito foto homepage: https://www.facebook.com/lakata.alban/