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GIRO, UNA ROULETTE ANCORA APERTA
di cicloZeman
Il Giro degli attaccanti, capace di regalare emozioni in quantità industriale. La tappa della doppia scalata dello Stelvio resterà impressa nella memoria e scrive un’altra pagina epica sui tornanti del Gigante, dove l’inedito versante dell’Umbrail Pass ha riscritto il copione della corsa rosa che a poche tappe dalla sua conclusione di Milano ancora deve decretare il suo vincitore. Tre i pretendenti, due erano quelli annunciati alla vigilia ma la maglia è ancora indosso all’olandese Tom Dumoulin, che comunque vada a finire il Giro ne esce con una nuova dimensione, restituendo all’Olanda un campione per le corse a tappe atteso dai tempi di Zoetemelk.
 
Tre nomi, il primo da fare è naturalmente quello di Vincenzo Nibali, lo Squalo dello Stretto che sullo Stelvio ha compiuto un altro dei suoi capolavori, rilanciandosi in ottica classifica finale. Nibali ha un grandissimo pregio superiore agli avversari: dà davvero tutto e attacca anche quando la condizione non è la migliore. Nelle prime due settimane ha preso botte terribili, sia in salita che a cronometro, ha potuto solamente difendersi, ma intanto accumulava km e condizione, fino a esplodere nel tappone alpino di 222 km mettendo i suoi muscoli al servizio della strategia, perché la sua vittoria è stata soprattutto di testa.
 
Pochi secondi guadagnati su Quintana, che a mezza settimana dalla conclusione del Giro è a poco più di 30” dalla rosa. La sensazione è sempre quella che ci accompagna dall’inizio del Giro: il colombiano si conferma lo scalatore principe del ciclismo contemporaneo, ma non è al 100% e non ha dato tutto nella corsa, pur avendo già due tappe in carniere. Aver in programma anche il Tour con la grande sfida da lanciare al britannico Froome sembra aver influito sulla sua interpretazione della corsa, vissuta in maniera un po’ monocorde quasi come se volesse fare il minimo indispensabile per vincerla. La cronometro finale è a lui sfavorevole, per vincere serve un’invenzione che mandi in crisi definitivamente il tulipano.
 
Dumoulin resta il favorito, anche perché senza la crisi intestinale che l’ha frenato ai piedi dello Stelvio, probabilmente avrebbe perso meno. A Oropa ha compiuto un autentico capolavoro, battendo anche gli scalatori sul loro stesso terreno dimostrando che le corse a tappe privilegiano i veri passisti-scalatori, che se in condizione non perdono nulla da chi privilegia le arrampicate. Impossibile dire chi vincerà in un Giro che, Nibali a parte, ha comunque confermato la crisi del ciclismo nazionale, con tanti buoni corridori ma senza quel guizzo che può farli vincitori.
Credito foto: infobetting.com