Il Tour de Suisse fino alla fine del secolo scorso era considerata una delle più grandi corse a tappe del calendario internazionale, facente parte della categoria immediatamente inferiore ai tre grandi Giri (Italia, Francia, Spagna, in ordine cronologico stagionale e non d’importanza…). Con la ristrutturazione del ciclismo internazionale voluta dall’Uci, la gara ha perso charme anche perché se una volta era punto d’incontro tra chi aveva puntato tutto sul Giro e chi stava preparando il Tour, ora ha una struttura troppo lunga per essere fruttifera per la Grande Boucle, o almeno così la pensano le principali squadre che privilegiano più altre prove come il Criterium du Dauphiné. Una volta i grandi non perdevano occasione per tentare almeno una volta la conquista della corsa elvetica, ora invece c’è spazio per le seconde linee. Ma quest’anno la gara si è rivelata molto interessante. La corsa lunga ben 9 tappe alla fine ha premiato lo sloveno della Katusha Simon Spilak, che il Tour de Suisse lo conosce bene per averlo già corso e vinto nel 2015. Spilak è stato molto bravo nel giocare le sue carte nella settima tappa, con arrivo in salita a Solden, ribaltando una classifica che lo vedeva soccombere e soprattutto dando scacco matto a Domenico Pozzovivo, lo scalatore lucano quinto all’ultimo Giro d’Italia che grazie alla splendida vittoria del giorno prima a Lapunt si era issato in testa alla corsa. Il giorno dopo il corridore dell’AG2R La Mondiale ha accusato la fatica perdendo molto terreno e di fatto uscendo dalla lotta per la vittoria. Lotta che invece ha continuato a coinvolgere Damiano Caruso, il siciliano della Bmc che al di là del risultato è parso il più continuo e che al Tour potrebbe anche essere un’alternativa al suo capitano australiano Richie Porte. Già ottimo secondo nella quarta tappa, a Villars sur Ollon dove aveva vinto la volata dei secondi dietro il fuggitivo americano Lawrence Warbasse, Caruso ha provato fino all’ultimo a sfilare la maglia a Spilak addirittura nella tappa conclusiva a cronometro, certamente non la sua specialità ma dove pure ha chiuso terzo, preceduto tra l’altro dai due compagni di squadra Rohan Dennis (AUS) e Stefan Kung (SUI). In classifica Spilak ha però conservato 48” di vantaggio mentre terzo è giunto a 1’08” l’olandese Steven Kruijswijk, la grande delusione del Giro apparso sicuramente più in palla rispetto alla corsa rosa. Quarto Pozzovivo a 2’37”, quinto l’ex iridato portoghese Alberto Rui Costa che puntava al poker di successi in una corsa che sicuramente meriterebbe maggiore considerazione e non di essere così schiacciata fra Giro e Tour, almeno nella sua struttura attuale. |