La lunga settimana mondiale di Bergen è già cominciata con le prove a cronometro, ma tutta l’attenzione è già rivolta verso l’appuntamento di domenica con l’assegnazione del titolo per i professionisti. Il tracciato norvegese è quasi completamente piatto, anche se qualche punto adatto per colpi di mano c’è, ma è quasi scontato che si arriverà in volata, con un gruppo ancora abbastanza folto. Una caratteristica abbastanza frequente nei Mondiali degli ultimi anni, a cominciare dall’edizione di Zolder passata alla storia per lo straordinario trenino italiano che portò il Re Leone Cipollini a vestire l’iride. D’altronde non poteva essere altrimenti correndo in Norvegia, territorio dove le asperità sono veramente poche il che ha portato i ciclisti locali a perfezionarsi come passisti molto veloci: la nazionale di casa parte con due punte, Kristoff sarà l’uomo deputato per lo sprint per bissare a livello mondiale il titolo europeo già vinto (anche lì gara per velocisti, cosa che dovrebbe far pensare, ma per fortuna l’anno prossimo in Austria si tornerà a sfidarsi su terreni difficili, per scalatori), mentre Boasson Hagen sarà chiamato a pilotarlo senza però mettere da parte le proprie ambizioni, visto che oltre ad avere grande spunto vincente è in grado anche d’inventarsi azioni estemporanee. Norvegesi a parte, la lista dei favoriti non può prescindere inizialmente da Peter Sagan (nella foto della homepage), lo slovacco che veste l’iride da due anni e può emulare Eddy Merckx, unico a conquistare la maglia per tre volte. Tutti a dire che non è il miglior velocista in circolazione e forse è vero, ma Sagan ha quel quid in più che si chiama killer instinct e che lo porta a emergere quando serve. La vittoria al GP Quebec dimostra che la forma c’è e non è un caso se i bookmaker lo danno come favorito numero 1. Poi ci sono gli altri e fra questi spicca Greg Van Avermaet, non solo per le sue tante vittorie (è forse in questo momento il maggior cacciatore di classiche proprio insieme a Sagan), ma perché fa parte di una nazionale, quella belga, che per il tipo di percorso da affrontare sembra quella meglio attrezzata, con un jolly come Philippe Gilbert che fungerà da capitano in corsa con libertà di scombinare le carte. Un altro che sa come si vince un Mondiale è il polacco Michal Kwiatkowski, uscito fortissimo dal Tour vissuto da gregario a Froome e che poi ha puntato tutto sul Mondiale. Anche lui può attendere lo sprint (anche se sembra un gradino inferiore) ma soprattutto può inventarsi qualcosa perlomeno per portar via un gruppetto e poi giocarsi la vittoria. Della stessa pasta l’Australia, con Ewan come sprinter destinato all’atto finale e Matthews come alternativa, non va poi sottovalutato il colombiano Gaviria, collezionatore di tappe al Giro ma che nelle ultime settimane non sembra aver ancora ritrovato lo stesso colpo di pedale. |