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FROOME, COMUNQUE VADA SARA' UNA SCONFITTA
di CicloZeman
E ora? Con la positività di Chris Froome alla Vuelta tutto il mondo del ciclismo torna in discussione e le giornate prenatalizie passano fra la composizione degli schieramenti fra innocentisti e colpevolisti secondo uno schema che chi ama lo sport delle due ruote conosce purtroppo molto bene. Alcuni aspetti della vicenda vanno subito messi in chiaro: che si tratti di positività è fuori di dubbio, i 2.000 ng/ml di salbutamolo sono stati confermati dallo stesso Froome, che ha ammesso di aver fatto uso dei famosi “spruzzini” per un attacco d’asma, del quale soffre, dietro suggerimento del suo medico di squadra. Il salbutamolo è una sostanza al confine fra doping e non doping, un farmaco molto comune che serve a dilatare i bronchi, favorendo così un maggiore afflusso di ossigeno e questo rende chiaro come sportivamente, nelle prove di resistenza, dia un vantaggio.

Froome sarà chiamato a spiegare perché ha assunto il Ventolin in dosi così massicce, ma proprio questa difficile identificazione rende il futuro sportivo del britannico molto incerto: si parla di una sospensione di 6 mesi con perdita a tavolino della Vuelta 2017 (che andrebbe a Nibali), ma con la possibilità di partecipare a Giro e Tour, oppure una sospensione più lunga, con rientro solo per i Mondiali. O magari niente, come il britannico afferma sicuro del fatto suo.

Di casi precedenti ce ne sono molti e in quelle occasioni l’Uci ha avuto la mano pesante: Diego Ulissi nel 2014 ebbe nove mesi di squalifica e la sua carriera conobbe uno stop dal quale ancor ora fatica a riprendersi; Alberto Contador ebbe due anni (ma nel primo corse “sub judices”) nel 2010 per clembuterolo, sostanza molto simile; Alessandro Petacchi ebbe un anno dopo una serie infinita di corsi e ricorsi nei quali lo spezzino portò un certificato medico che l’autorizzava a prendere dosi mirate di Ventolin per l’annoso problema dell’asma, ma alla fine perse e gli vennero tolte le 5 tappe vinte al Giro d’Italia. Lo stesso dicasi negli altri sport: il tennista Filippo Volandri fu trovato positivo a Indian Wells 2009, ma alla fine la ebbe vinta e i tre mesi di squalifica vennero tolti. Al fondista norvegese Martin Jonsrud Sundby andò peggio: due mesi di squalifica retroattivi, a dicembre e gennaio con perdita dei punti nelle gare di Coppa del Mondo e conquista del trofeo di cristallo revocata. Come si vede ogni caso è a sé e molti, l’irlandese Tony Martin in primis, hanno subito alzato le barricate chiedendo mano pesante come nei precedenti casi e nessun occhio di riguardo.

In qualsiasi modo andrà a finire, la vicenda segna un pesante passo indietro per il ciclismo che stava uscendo da anni molto bui: la credibilità di Froome subisce una terribile mazzata, ma con la sua anche quella del movimento nel suo complesso con i giornalisti che ancora una volta si ritrovano a leggere le pagine scritte all’indomani di vittorie fragorose, di grandi imprese (anche noi avevamo cantato le lodi di una vittoria in terra spagnola in maniera più zemaniana del solito) con occhi disincantati e la sensazione di essere stati presi in giro. Staremo a vedere quel che succederà, con occhi sempre più disincantati.
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