Anno 4 - 4 maggio
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Finalmente si pedala outdoor...
E’ ufficiale da oggi si potrà pedalare anche da soli anche lontano da casa… finalmente. Già, quanti ormai non ne potevano più di un video coi rulli senza la sensazione dell’aria non programmata che ti viene incontro! Chi ha vissuto e vive il mondo delle gran fondo sa bene che questi due mesi, lunghi come anni, sono stati la peggior punizione possibile per questa famiglia di persone “un po’ suonata.” Non è certo ancora come prima ma almeno quel senso della libertà che ci regala la bicicletta in qualche modo ci è stata restituita.
Certo, ci manca la vigilia di una gran fondo con la preoccupazione di non dimenticare nulla, il ritiro del pacco gara e le operazioni di rito salutando amici e nemici; ci manca la passeggiatina tra l’Expò con la soddisfazione di avere già i calzettini ultramassaggianti e l’immancabile gelatone che ci farà alzare la glicemia ma “ci piace” troppo; ci manca la cena centesimata e millimetrata con la pasta fatta così e la carne cotta cosà mentre di fianco a noi un bufalo tedesco incorna spiedini e patate fritte dentro un mare di birra; infine ci mancano i due passi nell’aria frizzante della notte invasi dal profumo dei fiori di tiglio e dal rumore sommesso del mare.
 
Il giorno della gara ci manca la colazione rituale e consolidata da anni di esperimenti falliti e riusciti, per cui non vuoi proprio fare come quella volta in Trentino dove ti sei lasciato concupire dal burro di malga e ti sei attorcigliato attorno al manubrio sulla prima salita; ci manca la posa delle creme e olii vari di provenienza esotica che ti rendono impermeabile anche all’acqua bollente; ci manca la vestizione consolidata in base alla temperatura esterna/salto termico sulla salita/discesa in parte all’ombra/pioggia battente e sole all’arrivo.
 
E ancora ci manca la sgambatina pre ingresso in griglia con l’aria del mattino che, porca boia, profuma sempre di pioggia; ci manca il bel caffè preso al bar con il via vai impressionante dei colleghi verso il bagno; ci manca l’occhiata soddisfatta ai cartelli che indicano le griglie in base al pettorale: una volta colorati, una volta numerici, una volta a sorpresa; ci manca l’attesa più o meno lunga mentre lo speaker spara come al solito un mucchio di cavolate per far passare bene (e in genere ci riesce, bravo lui!) i lunghi minuti in mezzo a ciclisti più o meno tranquilli; infine ci manca tanto il contatto, il colloquio, le battute, le risate, gli sguardi di complicità o di invidia prima, durante e dopo la gran fondo.
 
Qui ci fermiamo. Non sappiamo se, come, quando torneranno queste giornate oppure se, come dicono in tanti, sarà tutto diverso. Se sarà tutto diverso un po’ ci dispiace, era un mondo particolare con tanti difetti e pochi pregi come siamo noi… umani. Per cui mentre ripestiamo i pedali su strada ricordiamo come ogni evento insegna qualcosa: nelle prove dure e tristi, come in una salita che porta via il fiato e minaccia il piede a terra c’è sempre una cima: una meta. Qualcosa si impara sempre, anche tra le lacrime.
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