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IMPAZZA LA CAMPAGNA ELETTORALE
di Gabriele Gentili
L’atletica si sta giocando il suo futuro fra mille incertezze, che riguardano anche la sua guida politica. Siamo nell’anno olimpico (anche se Tokyo 2020 è stata spostata di un anno) e quindi dovremmo essere nell’anno elettorale, con la lunga trafila che parte dalle nomine dei nuovi presidenti dei Comitati Provinciali, dei Comitati Regionali con annessa nomina dei delegati all’Assemblea Nazionale dove si sceglie il nuovo presidente per i 4 anni a seguire. L’uso del condizionale non è casuale, perché lo tsunami legato al coronavirus ha cambiato anche queste abitudini consolidate.
 
Tutto nasce dal Coni, che al termine dell’elezione dei vari Presidenti di Federazione rinnova anch’esso le sue cariche. Malagò è infatti fermamente intenzionato a spostare tutto alla fine di Tokyo 2020, congelando di fatto lo sport per un anno. Una scelta fatta interpretando a suo modo le leggi, in quanto è suo pensiero che i tempi siano dettati dalla scadenza olimpica. La Legge Melandri invece parla esplicitamente di mandati che non possono superare i 4 anni, quindi si tratta di una scelta non semplice, che potrebbe portare anche a conseguenze legali di non poco conto.
 
Nel frattempo l’idea di Malagò è proporre una finestra elettorale ampia un anno, nella quale ogni Federazione potrà fare come meglio crede. Nell’atletica si rimane alla finestra, per capire quali saranno i tempi, ma chiaramente chi vuole subentrare al Presidente Giomi spinge perché si faccia presto mentre la cordata legata al governo federale attuale (il dirigente toscano dopo due mandati non può ricandidarsi) accetterebbe di buon grado un posticipo.
 
Dopo tantissime voci di candidature, molte delle quali annunciate ma rimaste su carta, sono rimasti in tre a contendersi la poltrona di Presidente: Giomi intenderebbe passare la mano al suo attuale vice, il generale della Guardia di Finanza e presidente delle Fiamme Gialle Vincenzo Parrinello, che sin dai tempi della gestione Gola (guarda caso con le sue stesse attuali cariche) ha appreso tutto che c’è da sapere del “Palazzo”. E’ l’uomo della continuità, spesso chiamato a risolvere le grane più spinose (è da anni commissario del Comitato Regionale Siciliano, “congelato” nelle sue attività e questa non è propriamente una soluzione…) e che di fatto sancirebbe una continuità temporale di quella gestione federale tanto criticata negli ultimi anni.
 
A contendergli lo scettro Stefano Mei, il campione europeo dei 10000 di Stoccarda 1986, che già provò la scalata quattro anni fa. Attivissimo sui social, ha molte idee per il rilancio soprattutto d’immagine dell’atletica e buona parte del suo programma è già pubblicato sul suo sito, in modo da permettere di ragionare sui suoi propositi. Vuole un’atletica più viva, che magari recuperi il meglio del suo passato ma che sappia rilanciarsi e sia molto attenta alla sua gestione economica.
 
Terzo aspirante è Roberto Fabbricini, per tanti anni dirigente al Coni dove ha curato con successo la preparazione olimpica e da sempre innamorato dell’atletica. Intorno a lui convergono molte società, ha un’idea molto personale del rilancio dell’atletica che non è per nulla scevra delle conseguenze del periodo che stiamo vivendo, un’atletica che sarà giocoforza diversa e che quindi va pensata diversamente da come eravamo abituati. Il suo programma è in gestazione, come anche il suo sito.
 
Difficile dire come andrà a finire: la storia insegna che in atletica è sempre molto difficile scalzare chi è in cima, anche più che nella politica vera e propria, questo perché si lavora sui consensi delle regioni e delle società più grandi e forti, secondo un sistema che di democratico ha ben poco. Quando poi le forze nuove si disperdono in più rivoli, vincere è ancora più difficile, ma non si sa mai. Intanto però bisognerà capire quando si potrà votare, una domanda che attende risposta.

Credito foto: Fidal

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